Quasi all'inizio del Bosco dei Giusti, a Gerusalemme, dove gli alberi sono più alti e antichi, c'è un grande carrubo dedicato ad Ezio Giorgetti, un albergatore di Bellaria, il primo in Italia ad aver ricevuto questo onore, il 16 giugno del 1964. Inoltrandosi nel parco, si incontra quello piantato, nell'aprile 1985, in memoria del maresciallo dei carabinieri Osman Carugno. A Giorgetti e Carugno devono la vita 38 ebrei, quasi tutti evasi dal campo di internamento di Asolo subito dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e arrivati a Bellaria il giorno 13. Nello sfacelo seguito alla fuga del re e del governo Badoglio a Brindisi, quel gruppo di profughi sta tentando di raggiungere il Sud, per attraversare la linea Gustav e guadagnare la libertà. Un progetto disperato. Il destino vuole, però, che si imbattano in quei due italiani che, davanti alla loro tragedia, non si tirano indietro: li nascondono prima a Bellaria e poi a Pugliano, nel Montefeltro, fino all'arrivo degli Alleati. Un salvataggio lungo un anno: in ognuno di quei 377 giorni, dal 13 settembre 1943 fino al 24 settembre 1944, quei disperati rischiano di essere scoperti, arrestati, avviati ad Auschwitz. E i loro protettori rischiano la galera e la fucilazione, ma sentono d'istinto che non possono cedere.