Clemente Alberi (?), Ritratto di Vittorio Tisserand (? - 1856), nonno materno di Vittorio Belli
Vittorio Tisserand è un personaggio di rilievo nella storia risorgimentale europea, patria e riminese. In un fascicolo a lui intestato presso l'Archivio di Stato di Forlì è detto di nazionalità francese, senza precisare la regione di provenienza, domiciliato a Rimini dal 1829. Nel territorio vicino alla città acquistò un appezzamento con casa padronale presso la Villa di S. Maria in Cereto. In città aveva avviato proficue iniziative commerciali, quali fabbriche di laterizi, di alcool o spirito di vino; a S. Martino di Bordonchio fece coltivare alcuni ettari di vigna che producevano ottimo vino nero. Fu anche agente riminese di Adolphe Noël des Vergers. A causa della nazionalità e della frequentazione di personaggi ritenuti "liberali", era sospettato dal governo pontificio di essere un pericoloso mazziniano. Dopo la rivoluzione del 1831, a cui aveva preso parte, era rimpatriato a Parigi, per poi ripresentarsi a Rimini l'anno seguente, dove aprì, in società con il marchese Audiface Diotallevi, una "fabbrica di spiriti". Tisserand si sposò con una patrizia riminese, Maria Ricciardelli, figlia del conte Francesco. I Ricciardelli erano peraltro imparentati con tutte le famiglie importanti di Rimini, soprattutto con i conti Zavagli. Il "Francese", come veniva soprannominato, diventò presto bersaglio di odio politico e sociale feroce. A pochi anni dall'unificazione italiana, la sera del 13 luglio 1856, mentre in compagnia di parenti e amici rientrava da un trattenimento al mare, fu assalito da un sicario, rimasto sempre sconosciuto, che lo freddò con una pugnalata.
Testo: cfr. bibliografia, pp. 13-20 -
Foto: gabinetto fotografico della Biblioteca Gambalunga di Rimini