Le notti fra il 18 e il 19, (San Giuseppe), e fra il 24 e 25, (l’Annunciazione) del mese di marzo, dopo l’ora del tramonto, centinaia di falò, “al fugaroini”, si accendono. È l’antico rituale del fuoco, diffuso in gran parte della Romagna, nella ricorrenza che segna l’inizio della primavera astrale. I bambini, a gruppi, nei giorni precedenti raccolgono e ammucchiano tutto ciò che è buono da bruciare. La notte della vigilia esplodono i colpi dei petardi e le schioppettate dei cacciatori. Qualcuno accende ancora i lumini sulle soglie delle finestre. In questa notte, mentre il fuoco incanta e l’odore del fumo pervade ogni cosa, si rinnovano le atmosfere dell’infanzia e i gesti e simboli di un universo magico. Per tutti è un gioco irresistibile saltare sui carboni.
«Marzo è un mese ambiguo: freddo e caldo possono entrambi farsi sentire, il tempo è estremamente variabile e incerto, la primavera arriva, ma la coda dell'inverno spesso sfera colpi duri [...]. L'instabilità di marzo deriva, comunque, non solo da fattori di ordine climatico e meteorologico: tempo di passaggio tra l'inverno e la primavera, questo mese non era del tutto esente, secondo concezioni religiose arcaiche, dall'influsso dei defunti e delle tenebrose presenze e "impurità" invernali, pure in qualche modo esorcizzate dai riti purificatori di febbraio e dai falò che si accendevano di sera alla fine di febbraio e nei primi giorni dello stesso marzo [...]. Anche a San Giuseppe, come nei primi giorni di marzo, i falò illuminavano la sera (fra il 18 e il 19) in Romagna, con gli stessi intenti purificatori e propiziatori, questa volta in concomitanza con la data dell'equinozio, e quindi dell'inizio della primavera astronomica» (da Eraldo Baldini, Giuseppe Bellosi, Calendario e tradizioni in Romagna, Cesena, Il Ponte Vecchio, 2016, pp. 138, 146).
Si propone qui un reportage di 21 fotografie realizzate da Gualtiero Gori tra pomeriggio e sera del 18 marzo 1982, che documenta la tradizione delle focarine in una fase in cui era ancora possibile allestire i fuochi negli spazi urbani. Negli anni seguenti, invece, gli spazi autorizzati si sono via via ridotti fin quasi a scomparire, per via delle disposizioni di sicurezza. Il fotografo ha percorso varie zone del paese, riprendendo le ultime fasi di preparazione e accensione delle focarine. Ancora negli anni '80 i fuochi di S. Giuseppe venivano organizzati a livello di vicinato, in modo spontaneo: ciascuno contribuiva all'accatastamento dei materiali per l'accensione delle focarine, che avveniva sempre fra lum e scur, ossia al momento di passaggio fra il giorno e la notte.