Il dialetto - come asserisce una nota dell'IBC - non è un bene archeologico che occorre scoprire dopo anni di incuria, né è un dato immutabile. Il dialetto è vivo e si evolve gradualmente e positivamente, riflettendo il modo in cui una nuova civiltà della comunicazione di massa interagisce con la cultura popolare.
Il mondo in cui viviamo corre, veloce, sempre di più. Corre e dimentica tutto rapidamente. La difesa delle parlate dialettali e della cultura tradizionale diventa difesa della memoria, riscoperta di una identità profonda, in perpetuo movimento.
Nella categoria generale della cultura dialettale, oltre alle narrazioni, alle frasi idiomatiche, ai proverbi, ai testi letterari di autori contemporanei, va inteso anche ciò che attiene alla valorizzazione della civiltà contadina, di quella marinara, della cucina, dei riti collettivi, alla riproposizione di canti, musiche e balli, e di altre ricchezze che appartengono al patrimonio immateriale della tradizione orale.
In questa chiave, accostarsi alle tradizioni può essere inteso come percorso per promuovere una cultura alternativa, popolare e speculare alla cultura predominante e standardizzata derivante dal sistema delle comunicazioni di massa.
Se da un lato questa difesa è un vero e proprio inno alla propria memoria, dall'altro non bisogna dimenticare né sottovalutare le esperienze che scaturiscono dalla conoscenza e dall’incontro fra individui e gruppi che appartengono a culture e tradizioni diverse. In questo senso esplorare la ricchezza e le potenzialità della nostra cultura popolare può essere coniugato con quello delle culture di cui sono portatori tanti dei nuovi cittadini di Bellaria Igea Marina, come fattore di coesione e coesistenza, in una società che va facendosi sempre più multietnica e multiculturale.