Le osterie, il vino, il cantare assieme, sono rimasti a lungo nella vita dei marinai elementi indissolubili e sacrali. Valori essenziali e punti di riferimento di una ritualità comunitaria alla quale era impossibile sottrarsi. Il sabato sera, e specialmente la domenica pomeriggio, o quando a causa del tempo cattivo non si poteva andare in mare, i gruppi amicali finalmente risostituiti (la pesca li teneva lontani da casa da una a tre settimane consecutive) affollavano le numerose osterie di cui Bellaria Igea marina come gli altri borghi marinari erano punteggiate. Nei primi anni '80 del '900, quando le ultime osterie avevano cessato la loro attività e nei bar non era gradito sentire cantare, i vecchi marinai continuarono fino all'ultimo l'uso di ritrovarsi assieme per bere e cantare: stornelli, canti narrativi, canti dei cantastorie diffusi e tramandati su fogli volanti, canti satirici e licenziosi, canzoni napoletane, canzonette del repertorio militaresco e di musica leggera degli anni ’30 e ’40 fino ai primi repertori sanremesi. I brani tradizionali presentano, da cantore a cantore, quasi sempre piccole varianti, sia nella linea melodica sia nei testi. Una particolarità di questo repertorio riguarda senz’altro il lessico che, rispetto alle versioni più note della nostra e in altre regioni, contiene curiosi e significativi prestiti gergali dell’ambiente marinaro.